Febbre da cavallo Proietti film 1976
Cinema

Febbre da cavallo

Ormai il Mandrake di Febbre da cavallo (1976) è diventato uno dei personaggi più amati dal pubblico, in un crescendo comunissimo tra i ‘film culto’ scansati dal botteghino, con un successo dovuto al passaparola, alle tv private e alle cassette.

Parliamo di un film che lentamente s’è imposto tra i titoli della tarda commedia all’italiana, quella degli anni ‘70, prima che i tipi umani della nazione e della Capitale si riducessero nell’omologazione: alla fine, solo il primo Verdone poté usufruire degli ultimi borgatari come modelli.

Potremmo dire che i personaggi della nostra commedia siano diventati più ricchi e meno autentici.

Febbre da cavallo, però, usufruisce al meglio dei suoi personaggi, eterni perdenti ‘che sanno vivere’, ancora visibili allora, più netti nel colore locale, con una tradizione secolare alle spalle innanzitutto teatrale, poi cinematografica.

Riferendoci al cinema, potremmo ripensare a ‘I soliti ignoti’ (1958) e ‘Lo scopone scientifico’ (1973), tutti frutto di una ricerca neorealista impostata su un tracciato che nasce con la Commedia dell’arte, portato avanti col progressivo scioglimento delle Maschere.

Mandrake (Gigi Proietti), Er Pomata (Montesano) e Felice (DeRosa) alla prima scommessa del film.

Mandrake (nome d’arte dell’attore Bruno Fioretti, cui diede corpo il grande Gigi Proietti) è personaggio di grande simpatia e carattere riuscito, cui si deve buona parte della fortuna del film e della creazione dei ‘febbristi’: Proietti fu la scelta perfetta per il ruolo, giacché Tognazzi e Gassman, i primi due attori presi in considerazione, non avrebbero reso fino in fondo quella romanità indispensabile al personaggio che doveva sul serio sembrare qualcuno che avesse passato le giornate a Tor di Valle, quasi ci fosse macerato.

Attorno a lui stanno i suoi amici Armandino Er Pomata (Enrico Montesano, futuro Rugantino), ex trottatore indebitato fino al collo e il parcheggiatore abusivo Felice (Francesco DeRosa); la compagna Gabriella (Catherine Spaak), affettuosa ma seria che deve passare notti in bianco a causa dell’impotenza di Bruno dovuta alle perdite nelle scommesse; lo sfigato avvocato De Marchis (Mario Carotenuto) che ha solo un cavallo, Soldatino, eterno perdente come i protagonisti; Otello Rinaldi detto Manzotin (Ennio Antonelli), il ‘macellaro’, ‘il più infame de’ tutti i burini’.

In conclusione, abbiamo un Adolfo Celi inedito nei panni del giudice nelle sequenze del processo trasformato a caciara per la comune passione per l’ippica.

L’avvocato De Marchis (Carotenuto), Felice (DeRosa), Er Pomata (Montesano) e Mandrake (Proietti).

Un racconto corale, insomma, in cui le virate verso il grottesco aiutano tantissimo nella resa dell’ambiente (‘un mondo de matti’, dice Mandrake al processo). È un film al servizio degli attori, con una grammatica semplicissima, dove la storia e l’istrionismo sono tutto, giustificando la semplicità e l’ingenuità dell’impianto.

Per Proietti fu l’occasione di mostrare ancora una volta il suo trasformismo unico e una duttilità con toni sopra le righe inconfondibile, che lo ha premiato negli anni col favore della gente: si vedano le scene del maggiordomo Gregorio con il suo stralunato “Zì signor Gonde” o quelle del poliziotto improvvisato a Largo San Rocco dopo la sfortunata ripresa di una pubblicità di whisky e della corsa verso il finale del film.

Non meno bravo di lui è Montesano, comprimario e ottimo per la sua energia nel caratterizzare Er Pomata, irresistibile quando arriva ad inscenare la morte della nonna per scappare ai creditori di quartiere.

Storia di perdenti che non perdono in umanità e simpatia, per cui la vita è una corsa all’arrangiarsi e carburante per la fantasia e lo stratagemma, Febbre da cavallo resta ancora oggi un film godibilissimo, energico, una gioia per i romanofili che possono ascoltare il dialetto della Capitale nei dialoghi di Enrico Vanzina, Steno e Alfredo Giannetti (Premio Oscar per Divorzio all’italiana insieme a De Concini e Germi).

Fotogrammi dalla scena del finto poliziotto.

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